Appuntamento sabato 28 gennaio a Roma, ore 10.00 presso cso Intifada, via Casalbruciato 15 (zona Tiburtina)
1) La globalizzazione liberista ha distrutto diritti e conquiste sociali di decenni in Europa e ora minaccia la democrazia e le costituzioni antifasciste. Essa ha operato con precisi strumenti di potere, che sono diventati ancora più oppressivi con la crisi economica e con la politica di guerra permanente scatenata da trenta anni dagli USA e dai governi occidentali. Nonostante questo, la rottura con Euro, UE e NATO non è finora stata una discriminante della politica italiana. La destra populista si dichiara contro l’Euro e non contro la UE nè tantomeno contro la NATO. La sinistra radicale è contro la NATO, ma non contro l’euro e la UE . Il PD e Forza Italia sono a favore di tutto, il M5S con le sue ultime scelte di collocazione europea, poi saltate, non pare avere posizioni definite. Un No coerente e comune a Euro UE NATO continua ad essere assente dalla scena politica italiana come dimensione organizzata.
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La Piattaforma Sociale Eurostop è nata a novembre del 2015 indicando chiaramente in tre No – all’Unione Europea, all’Euro e alla Nato – i punti discriminanti sui quali costruire, nel nostro e in altri paesi, un movimento politico popolare e con chiaro orientamento di classe, e una prospettiva di rottura con gli interessi e gli apparati istituzionali edificati dalle classi dominanti in Italia e in Europa.
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Sabato 14 gennaio si è riunito il coordinamento nazionale di Eurostop. La discussione ha affrontato sia la situazione politica del paese che la tabella di marcia che la Piattaforma Sociale ha seguito e intende proseguire.
Il No sociale alla controriforma costituzionale, al quale Eurostop ha dato come un altri un contributo decisivo, ha tutte le potenzialità per diventare un No sociale all’Unione Europea, all’euro e alla Nato e dunque crescere nel paese come una opzione di rottura e cambiamento.
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di Fosco Giannini*
*segreteria nazionale PCI – responsabile dipartimento esteri
Il primo gennaio del 2002 entra in circolazione la nuova moneta unica dell’Unione europea: l’euro. Sono già passati quindici anni. Il bilancio sociale di questi tre lustri, in Italia come in altri Paesi dell’Eurozona ( tranne in Germania, naturalmente, dove l’entrata dell’euro rafforza il ruolo imperialista tedesco) è drammatico, è già scritto sulla pelle dei lavoratori e delle sempre più vaste schiere dei miserabili e degli emarginati e non vi è bisogno di nessuna ricorrenza per metterlo a fuoco.
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Un'area alternativa Mediterranea per rompere la gabbia dell'Unione Europea